Durante l’epoca fascista, le copertine dei quaderni, dei diari e delle pagelle scolastiche divennero un fondamentale mezzo educativo e di propaganda: il Regime, infatti, ne curò con sempre maggiore attenzione l’aspetto grafico, affidandolo a illustratori autorevoli (tra i più prestigiosi, Antonio Rubino e Gino Boccassile) e raggiungendo una raffinata efficacia comunicativa e financo artistica.
Il principale strumento scolastico dell’alunno (accanto al libro di testo, naturalmente) era quindi parte del sistema iconografico che celebrava «il culto del Littorio», divenendone un elemento chiave.
Sulle copertine, oltre la figura del Duce, campeggiavano i temi della «Giovinezza in marcia» e della «Giovinezza eroica», dell’autarchia economica ed alimentare (La battaglia del grano, il «Mare nostrum»), le parole d’ordine del fascismo («Credere, obbedire, combattere», «Eia», «La battaglia dell’ordine»), la celebrazione dei fasti del Regime (dalla Marcia su Roma alle imprese coloniali) e della prestanza fisica e sportiva; ma quelle che probabilmente destano maggiore interesse sono le copertine di tema coloniale, che si dividono tra l’esaltazione dei soldati vittoriosi e l’esotismo imperialista della raffigurazione dell’altro, accompagnate da didascalie eloquenti: «L’Italia sopprime catene, procura civilità», o «sottomissione».
D’altronde, le didascalie o le battute di dialogo (a volte in rima) non erano assenti nelle altre tipologie iconografiche e ideologiche: si veda quella, molto fumettistica, del giovane balilla che esorta la sua compagna: «Non più mode straniere, o mia Giuliana; ma la bella divisa di Piccola italiana!»; o quella della «Battaglia dell’Ordine», firmata da Antonio Rubino, che sul retro presenta la filastrocca: «Senza perdere un secondo,/ quando l’alba indora il mondo,/ la granata, o bimbo afferra/ e al disordine fa guerra!».